E’ il caso del Museo della Pittura all’interno di Palazzo Dolmabahçe ad Istanbul e del Museo Statale di Arte e Scultura di Ankara
Ad Istanbul ha riaperto ai visitatori il Museo della Pittura all’interno di Palazzo Dolmabahçe.
Fu costruito per ordine del Sultano Abdülmecid nel 1856 per essere l’ufficio del principe ereditario e divenne poi Museo della Pittura, nel 2014. Oggi lo spazio, alla cui cerimonia d’inaugurazione ha partecipato il Presidente della Repubblica di Turchia Recep Tayyip Erdoğan, il Ministro della Cultura e del Turismo Mehmet Nuri Ersoy, ha assunto nuovi criteri espositivi che hanno permesso di selezionare e restaurare 553 opere sulle oltre 3000 disponibili da mettere poi in mostra. L’intenzione è quella di far conoscere la ricchezza artistica della Turchia partendo dalla miniatura – la forma d’arte predominante nel paese – arrivando ad una pittura “più europea” possibile grazie alla popolarità che raggiunse all’interno e intorno alla corte ottomana. Gli artisti cresciuti nelle scuole militari e successivamente a Sanayi-i Nefise Mektebi (la prima Accademia di Belle Arti della Turchia) hanno svolto un ruolo importante in questo sviluppo insieme agli artisti occidentali che sono venuti in Turchia.
La collezione del museo, che copre dal XVI secolo al XX secolo, comprende molti soggetti come ritratti di sultani, composizioni storiche, opere orientaliste, natura e vedute urbane e nature morte. Tra gli artisti ecco Konstantin Kapıdağlı, Rupen Manas, Stanislaw Chlebowski, Fausto Zonaro, Ivan Konstantinoviç Ayvazovski, Pierre Desire Guillemet, Eugene Fromentin, Stefano Ussi, Felix-Auguste Clement, Şeker Ahmed Pasha, Osman Hamdi Bey e Şevket Dağ Pasha Abdülmecid Efendi.
Il museo è di particolare importanza in quanto è l’unico rappresentante della pittura del Palazzo Ottomano. Ospita anche il più grande dipinto orientalista della Turchia, “La Caccia nel deserto” realizzato nel 1865 dal francese Felix-Auguste Clement.
Spostandoci poi ad Ankara, il Museo Statale di Arte e Scultura, sede di alcune delle opere più preziose della storia dell’arte turca, ha riaperto dopo una importante ristrutturazione che ha coinvolto sia l’edificio con i suoi spazi che le opere.
Il polo fu costruito tra il 1927 e il 1930 dall’architetto Arif Hikmet Koyunoğlu. Nel 1980 assunse la connotazione di vero e proprio museo passando sotto la direzione del Ministero della Cultura della Repubblica di Turchia che acquisì anche quattro opere di Osman Hamdi Bey, di Vasily Vereshchagin, di Fausto Zonaro e di Emel Cimcoz, che sono stati registrate come primi pezzi nel museo.
Oggi il museo è tra i più importanti del paese e si avvale di un sistema museologico più contemporaneo in grado di rendere maggiormente fruibile l’imponente raccolta di opere grazie al lavoro di catalogazione e digitalizzazione effettuato durante il periodo di chiusura.
L’intera collezione vanta 3.629 bellezze artistiche e accompagna i visitatori in un viaggio attraverso le mutazioni stilistiche e l’impatto dei principali eventi storici sulle arti visive della Turchia dalla fine del XIX secolo ad oggi. Tutto questo è possibile grazie ai possedimenti statali ma anche ai trasferimenti, acquisti e donazioni da parte di istituzioni e organizzazioni pubbliche. Ad essere esposte sono dipinti, sculture, ceramiche, stampe originali, opere d’arte decorative turche e fotografie.
La riapertura del museo di Ankara ha anche l’obiettivo di fare del museo un centro per eventi artistici, nazionali e internazionali, ma anche seminari e incontri con artisti da tenersi nella sua prestigiosa sala da 400 posti, decorata con motivi tradizionali.
Tra le attività anche la mostra temporanea “Zamansız Izler” (tracce senza tempo) allestita come tributo agli artisti turchi mettendo in luce la storia dell’iconico edificio che forma la silhouette di Ankara nel cuore della città.